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Monte Pania della Croce (1858 m)

Categoria: Vette

(fonte: www.escursioniapuane.com)

 


Provincia Lucca
Altezza 1858 mt.
Coordinate 44°02′05″N - 10°19′27″E

È conosciuta come la Regina delle Alpi Apuane, essa è la montagna più conosciuta e la più frequentata dagli escursionisti. Con i suoi 1858 metri è la quarta vetta delle Apuane e la più alta ed imponente della zona meridionale.

Essa si trova nel territorio di tre comuni della provincia di Lucca: ad ovest e a sud Stazzema, a nord-est Molazzana e a sud-est Vergemoli. Proprio la vetta è il confine tra i tre comuni ed in passato tra tre stati (Lucca, Firenze e Modena).

Il monte ha forma conica solcata da canali e termina con una cresta pianeggiante sulla quale a sud si trova la vetta, con una vicina antecima nord di poco minore ed una spalla settentrionale che arriva alla sella del Callare da cui la cresta prosegue verso il Pizzo delle Saette che domina Col di Favilla.

La Spalla settentrionale scende alla Focetta del Puntone per proseguire nella cresta dell’Uomo Morto e poi alla Pania Secca, mentre a nord-est precipita nell’orrida Borra di Canala. Ad est la cresta sommitale delimita il Vallone dell’Inferno aspro e roccioso e ricco di anfratti dove si conserva la neve anche in estate.

Il versante sud-ovest è quello che appare più imponente e scende verso la Foce di Mosceta presso la quale si trova il rifugio Del Freo del Cai di Viareggio. A sud, con la Costa Pulita, il monte scende verso Foce di Valli e la cresta che porta al monte Forato dalla quale l’intero gruppo delle Panie appare nella sua maggiore imponenza panoramica.

Molto interessante per l’escursionista invece la Pania non rivesta particolare attrattiva per gli arrampicatori a causa dei versanti erbosi, ma essa offre il massimo del suo interesse alpinistico in inverno. Purtroppo il ghiaccio apuano è difficile e non perdona chi lo affronta senza la necessaria preparazione ed il dovuto rispetto.

La Pania fu citata da Dante e probabilmente fu salita già nell’antichità. Molti naturalisti la visitarono ad iniziare dal XVI secolo ed esistono documentazioni delle salite ad iniziare dalla metà del 1800.

Sin dall’antichità gli Uomini delle Nevi, valligiani versiliesi, ma anche garfagnini, salivano gli aspri sentieri che da loro prendono il nome per approvvigionarsi di neve che rimaneva fino in estate nei versanti più riparati dal sole.

La prima ascensione invernale è del 1882. La storia delle esplorazioni delle Alpi Apuane nasce proprio come esplorazione della Pania della Croce.

La via di salita più semplice è da Mosceta con il sentiero 126 per il Callare e da qui per la cresta sommitale. Naturalmente a Mosceta si può arrivare da varie località apuane ed al Callare si arriva anche dalla zona della Garfagnana passando dal Rifugio Rossi.

La vetta è caratterizzata da una imponente croce metallica, la prima fu innalzata il 19 agosto 1900 e fu poi colpita da un fulmine. Quella presente attualmente, insieme ai ruderi della prima, fu posta in loco il 19 agosto 1956 ad opera dell’UOEI di Pietrasanta. Come si evince dal brano successivo di Repetti però il nome Pania della Croce era già in uso all’inizio del 1800, forse per l’esistenza di una croce lignea?

I VERSANTI

Versante Ovest-nord-ovest: Il versante è alto circa 600 metri ed è essenzialmente formato da colate di detriti con poca vegetazione e presente solo nella parte più bassa. Esso è percorso dal facile sentiero 126 che con alcuni lunghi tornanti porta al Callare della Pania e da qua alla cresta nord ed alla vetta. Piacevole anche in inverno con adeguata attrezzatura, ma insidioso quando è molto ghiacciato. Non dimentichiamo che proprio sulla Pania, in inverno, avviene il maggior numero di incidenti mortali delle Apuane.

Versante Sud-ovest: È il versante più ampio, più alto e più imponente della montagna. Esso è inciso da costole e canali tra i quali il più famoso è il Canale dei Carrubi che arriva tra la cima e l’antecima. Le numerose vie di arrampicata partono dal sentiero 125 che unisce la Foce di Mosceta con Foce di Valli. Alcune di esse permettono notevoli salite invernali più o meno impegnative secondo le condizioni del ghiaccio. Il Canale dei Carrubi solca la montagna per oltre 900 metri e la prima ascensione invernale è dei fratelli Scipione e Livio Borghese insieme alla guida Efisio Evangelisti il 26 marzo 1896.

Cresta Sud: Inizia da Foce di Valli e sale per erbe e sfasciumi e poi segue l’erta cresta rocciosa da fare con molta attenzione.

Versante Sud-sud-est: È un versante piuttosto uniforme formato da erbe e sfasciumi e diventa roccioso in alto. È percorso dal sentiero 7 che, passando per il Passo degli Uomini delle Nevi, arriva al Rifugio Rossi. Molto bello a vedersi, insieme all’Uomo Morto ed alla Pania Secca, dai monti vicini, più a meridione come il Forato ed il Nona.

Cresta Est della vetta: Inizia dal Passo degli Uomini della Neve e sale per circa 200 metri con tratti ripidi ed esposti con qualche passaggio difficoltoso.

Vallone dell’Inferno: Anche canale dell’Inferno. È il circo di origine glaciale compreso tra la cresta est della Pania della Croce e la sua spalla settentrionale. L’ambiente è aspro, brullo, roccioso e sassoso a sfasciumi nel tratto che è percorso dal sentiero 126 dalla Focetta del Puntone al Callare. La salita è faticosa, ma non difficoltosa anche in inverno, più ripida la parte sommitale.

Spalla settentrionale: È un versante roccioso che domina la testata della Borra di Canala. È interessante in inverno per le diverse possibilità di scalata che offre.

LE PANIE: Il nome Panie che oggi possiamo restringere al massiccio formato da Pania Secca, Pania della Croce, Pizzo delle Saette e Uomo Morto, era usato, in passato, per denominare l’intera catena Apuana. L’origine del termine è dalla radice *pen, forse gallica, che significa cima, vetta, monte. Essa la troviamo in Alpi Pennine, in Appennino e nel termine Penna molto usato localmente per Monte, ad esempio: Penna di Sumbra, Penna Forata.

Il termine Alpi Apuane entrò nell’uso con la dominazione napoleonica ed ancora Repetti usava il termine:

ALPE APUANA, PANIA[3] (Petra Appuana). Nome dato da Dante in poi a quel gruppo di acutissimi monti posti tra Lucca e Luni, il Serchio, l’Aulella e il littorale da Viareggio a Carrara... L’intiera giogaia sia per la forma acuminata delle sue creste, sia per la struttura e indole del terreno, appartiene ad un sistema assai distinto dalla catena superiore dell’Appennino, dalla quale può dirsi isolata, ad eccezione di una profonda foce volta a greco-sett. là dove si schiudono le opposte Valli del Serchio e della Magra, e verso dove scendono a picco i due fra i più elevati e inaccessibili monti designati coi nomi di Pisanino e di Pizzo d’Uccello.... le più elevate cime della Pania di fronte all’Appennino di Mommio sono quelle del Pisanino, che alza 3503 brac.[4] sopra il livello del mare.... ad esso succedono per ordine di elevatezza nello stesso lato il Pizzo d’Uccello che ha 3282 br. di altezza, il Monte Sacro e la Pania della Croce che ascende a br. 3188..........

LA VETTA: La vetta è ampia e permette una sosta piacevole ammirando un panorama unico. In estate capita di trovare decine di persone in continua salita e discesa, quasi in pellegrinaggio. Questa è situazione unica in tutte le Alpi Apuane, dove spesso in vetta si trovano solo le capre. Il panorama è a 360° sul mare e sulle isole, sull’Appennino e su le Apuane settentrionali, centrali e meridionali.

 

RIFUGI

Rifugio Del Freo: Situato presso la Foce di Mosceta a quota 1180 metri alle pendici del monte Corchia in posizione molto panoramica, esso è dominato dalla mole della Pania della Croce. Esso sostituì il precedente rifugio in località “alle Caselle” inadeguato per le esigenze dell’escursionismo e dell’alpinismo apuano. È di proprietà della sezione del Cai di Viareggio. Inaugurato il 28 maggio 1950 alla presenza di Bartolomeo Figari, allora presidente nazionale del Cai. Inizialmente denominata Pietrapana (dal nome che Dante aveva dato alla Pania), nel 1970 fu dedicato alla memoria del professor Giuseppe Del Freo (1897-1969), prima insegnante di storia e filosofia e poi preside del Liceo Classico “Carducci” di Viareggio. Egli fu un amante della montagna ed a lungo presidente della locale sezione del Cai e molto si diede da fare per l’erezione del rifugio stesso. Il rifugio nella sua storia subì numerosi rifacimenti ed ampliamenti e l’8 dicembre 1998 fu nuovamente inaugurato nella sua veste attuale. Con la vicina foce di Mosceta rappresenta il principale nodo di sentieri delle Apuane meridionali. Accessibile facilmente da Levigliani, Pruno, Cardoso, Isola Santa.

Rifugio Rossi: Denominazione completa: Rifugio Enrico Rossi alla Pania. Situato nel comune di Molazzana a 1609 metri nel versante settentrionale dell’Uomo Morto, in posizione centrale del gruppo delle Panie. È proprietà della sezione Cai di Lucca. La prima costruzione è del 1921 con il tetto a volta che cadde ben presto e fu ricostruito ed inaugurato il 24 agosto del 1924, una targa marmorea ora all’interno dell’edificio così recita: “Rifugio Pania/1924/Club Alpino Italiano/Sezione di Lucca”. Il rifugio fu poi ingrandito fino alle dimensioni attuali. Enrico Rossi era un giovane avvocato morto prematuramente in un incidente stradale nel 1967, egli era amante della montagna e partecipava alla vita sociale della sezione di Lucca. Poco prima della sua morte il tetto del rifugio aveva subito ingenti danni e mancavano i fondi per ripararlo fu proprio la famiglia dello sfortunato giovane ad intervenire economicamente per sistemare il rifugio che, quindi, nell’estate del 1968 venne intitolato ad Enrico Rossi. Il luogo è molto ameno e panoramico con vista splendida sulla Pania Secca, sulla Pania della Croce ed il Pizzo delle Saette e sulla Apuane settentrionali in parte nascoste dal Fiocca e dal Sumbra. A poca distanza l’interessante altopiano della Vetrìcia. Si arriva al rifugio col sentiero 7 da Piglionico e da Foce di Valli sul quale si innestano sentieri dalla Foce di Mosceta e da Fornovolasco. Sulle pareti esterne tra le tanti lapidi, una dedicata al poeta Giovanni Pascoli: “...Io che l’amo, il vecchio monte/ gli parlo ogni alba, e molti dolci cose/ gli dico ....” tratto dalla poesia “The Hammerless gun” ne “I canti di Castelvecchio”.

SENTIERI

Sentiero 7: Cardoso (265m) – Collemezzana (770m) innesto 124 - Foce di Valli (1266m) innesto 110, 125, 130 - Passo degli Uomini della Neve (1690) – innesto 126 - Focetta del Puntone (1611m) innesto 139 -Rifugio Rossi (1609m) – innesto 127 – Piglionico innesto 138, 133. Da Foce di Valli si sale con fatica la Costa Pulita fino al Passo degli Uomini della Neve da cui si scende per un tratto abbastanza esposto con un paio di tratti attrezzati con catene metalliche fino ad arrivare alla Focetta del Puntone dalla quale in pochi minuti si arriva al rifugio.

Sentiero 9: Levigliani (582m) – ingresso Antro del Corchia (850m) - le Voltoline - Passo dell'Alpino (1080m) innesto 122 - Foce di Mosceta (1170m) innesto 129, 124, 125 – innesto 127 – innesto 11 - Col di Favilla (938m) - Isola Santa (550m). Il tratto fino alle Voltoline è oggi una strada marmifera asfaltata che ha distrutto la vecchia mulattiera. Le voltoline sono molto caratteristiche per i loro ripidi tornanti, dopo il passo dell’Alpino il sentiero sale, per rocce scalinate, un breve tratto conosciuto per le numerose lapidi che, in passato, hanno dato origini a polemiche, fino ad una maestà dalla quale iniziamo ad ammirare la mole imponente della Pania.Il sentiero continua ameno a mezza costa ed in pochi minuti entra in un’abetaia da cui esce alla Foce di Mosceta. Poi segue la discesa amena nel bosco fino ad Isola Santa.

Sentiero 11: Passo di Croce (1160m) innesto sentiero 10 per Passo dei Fordazzani e Campanice – innesto 129 per Campanice e Ponte Merletti - Fociomboli (1260m) innesto 129 per Mosceta – innesto sentiero non numerato per il Freddone - Puntato (1170m) innesto 128 per Tre Fiumi – innesto 128 per Mosceta - Col di Favilla (938m) innesto 9 per Isola Santa e Mosceta.

Sentiero 110: Foce di Petrosciana (961m) –innesto ferrata del Forato - arco del Forato ed innesto sentiero 12 - Monte Forato (1209m) - Foce di Valli (1266m).

Sentiero 122: Pruno (468m) - Le Caselle (835m) – innesto 123 - Passo dell'Alpino (1080m). Attraversa il bosco e l’ultimo tratto esce nelle praterie del Franchino per il passo dell’Alpino.

Sentiero 123:Retignano (396m) - Le Scalette – Foce di Borra Larga (ca 1100m) innesto sentiero 122. Sentiero sistemato dalla sezione di Forte dei Marmi nel 1997, ma attualmente bisognoso di nuova ed accurata sistemazione. Itinerario lungo ed impegnativo ed in certi punti riservato ad escursionisti esperti.

Sentiero 124: Foce di Petrosciana (961m) – innesto 124bis – Casa Colombara (767m) innesto 12 - Penna Rossa - Collemezzana (770m) innesto 7 - Foce di Mosceta (1170m). Unisce due tra i nodi più importanti per le escursioni nelle Apuane meridionali.

Sentiero 125: Foce di Mosceta (1170m) – Foce di Valli (1266). Segue a mezza costa il versante sud-ovest, va fatto con prudenza per la presenza di alcuni tratti esposti.

Sentiero 126: Foce di Mosceta (1170m) – le Gorfigliette (1412m) – Callare della Pania (1743m) – innesto 7 - Focetta del Puntone (1611m). Fino al Callare rappresenta la via normale alla vetta. Non è difficoltoso.

Sentiero 127: Foce di Mosceta (1170m) – innesto 139 – Foce del Piglionico. In realtà il sentiero è un raccordo tra il sentiero 9 (quota 1075m) ed il 7 (quota 1140m).

Sentiero 128: Tre Fiumi (ca 750m) - Puntato (987m) raccordo 11 - Foce di Mosceta (1170m).

Sentiero 129: Ponte Merletti (ca 800m) – Campanìce (1050m) innesto sentiero 10 – innesto sentiero 11 con tratto comune - Passo Fociomboli (1260m) - Retro Corchia - Rifugio del Freo (1180m) - Foce di Mosceta (1170m). Unisce la carrozzabile del Cipollaio con la zona del Puntato e quella di Mosceta e con il precedente permette un interessante anello.

Sentiero 131: Foce di Petrosciana (961m) - Casa del Monte (919m) incrocio 12 - Foce di Valli (1266m) incrocio 130, 125, 7. Lungo il sentiero, nel tratto verso la Pania è facile imbattersi nei mufloni che prosperano in queste zone.

Sentiero 139: Focetta del Puntone (1611m) – Porta di Borra Canala (1260m) - innesto 127 (1140m). Percorre l’orrida Borra di Canala.

 

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